Settembre è il mese della ripartenza, il momento ideale per le domande: quali cambiamenti ha portato il Covid19 al Terzo Settore? Quali sono i nuovi mezzi di relazione? Come tornare a dialogare con i nostri pubblici?
Per provare a dare soluzione ai tanti interrogativi che continuamente sorgono all’interno delle nostre organizzazioni, la nostra Marianna Martinoni ha risposto alle domande di Franco Genovese- per la rivista online Acta Non Verba. Un dibattito leggero ma puntuale per ribadire il ruolo del fundraising come alleato degli enti Non Profit in questo momento di ripresa.
Il fundraising sta vivendo un momento felice o la crisi da Covid si è fatta sentire anche in quest’ambito?
«La crisi pandemica ha sicuramente acuito molti dei problemi di cui le organizzazioni del Terzo settore si occupano, costringendole a un superlavoro per rispondere a nuove esigenze e a nuovi bisogni. Di conseguenza chi lavora negli uffici di fundraising all’interno delle organizzazioni non profit ha sicuramente assistito in questi ultimi due anni a un vertiginoso aumento di lavoro, accompagnato da un’accelerazione esponenziale dal punto di vista digitale: la crisi ha portato tante e nuove richieste da soddisfare, costringendo le organizzazioni non profit a trovare nuovi modi per relazionarsi con i propri donatori e potenziali donatori in costante evoluzione. Nella prima fase della pandemia, nel corso del 2020, per assicurare le entrate necessarie, le organizzazioni del Terzo settore hanno dovuto capire come riuscire a raggiungere i propri donatori in modi diversi, hanno dovuto provare soluzioni e modalità in parte del tutto nuove, sia che si trattasse di lanciare appelli di legati all’emergenza o chiedere ai sostenitori di donare online».
Come è possibile per gli enti non profit intercettare nuovi donatori?
«Ogni organizzazione non profit dispone, più o meno consapevolmente, di un patrimonio di relazioni che se adeguatamente sollecitate possono andare a costituire una solida rete di sostenitori (…)».