L’anno si apre con un’importante novità per chi si occupa di fundraising in Italia, competenza sempre più richiesta in tutto il Terzo settore. Il Ministero dello Sviluppo Economico riconosce ASSIF, l’Associazione Italiana Fundraiser e la ammette nella II sezione dell’elenco delle associazioni professionali non regolamentate previste dalla Legge 4/2013, che ha lo scopo di tutelare e garantire la trasparenza del mercato dei servizi professionali.

Il logo di ASSIF - Associazione Italiana Fundraiser

Il logo di ASSIF – Associazione Italiana Fundraiser

ASSIF – punto di riferimento italiano per tutti coloro che mettono la loro professionalità a servizio delle cause sociali per farle accrescere attraverso attività di raccolta fondi – ha lavorato per mesi per l’inserimento della figura del fundraiser tra quelle professioni non organizzate in ordini o collegi, definite come “attività economiche volte alla prestazione di servizi o di opere, esercitabili mediante lavoro intellettuale, che però non risultano riservate per legge a soggetti iscritti in albi o elenchi.

È un concreto passo avanti per la tutela e il riconoscimento della professione” – commenta Luciano Zanin, Presidente di ASSIF – “sono particolarmente soddisfatto di poter dare un segnale positivo ai Fundraiser ASSIF, che attraverso le norme di questa legge otterranno una attestazione di qualità spendibile a livello nazionale e internazionale.

In diversi settori – dal welfare alla cultura, dalla cooperazione internazionale alla ricerca scientifica, dal sociosanitario alla scuola – la professione del fundraiser sta diventando una figura professionale sempre più necessaria, per competere con i tanti soggetti scesi in questi anni nell’arena del fundraising (su 301 mila organizzazioni non profit stimate dall’ISTAT nel 2012, 60 mila oggi fanno fundraising, pur donando 1 italiano su 3).

Importantissimo in quest’ottica il riconoscimento di questa figura professionale, in grado di contribuire in modo decisivo alla sostenibilità delle organizzazioni non profit, occupandosi di metodologie e tecniche di raccolta fondi da soggetti privati (cittadini, imprese, enti di erogazione) e istituzionali (enti pubblici) per realtà non profit del Terzo Settore e della Pubblica Amministrazione.

Una figura che – come già accade nel mondo anglosassone – sarà sempre più necessario integrare anche all’interno degli organici delle organizzazioni che operano nel settore culturale, soprattutto laddove pianificare e mettere in atto strategie di sostenibilità alternative al finanziamento pubblico diventa un’esigenza improcrastinabile.

Una figura che possiede competenze di marketing, comunicazione, pubbliche relazioni, accountability e gestione delle risorse umane, in grado di costruire con e per l’organizzazione culturale strategie di coinvolgimento di soggetti diversi dal finanziatore pubblico, quali fondazioni di erogazione, cittadini e imprese.