Per ripartire con una marcia in più abbiamo deciso di regalarci una nuova rubrica.

‘Fundraising Ideas: storie di fundraising di successo’ nasce per rispondere a domande e curiosità sul mondo del fundraising e regalarci quale spunto prezioso analizzando casi di successo di organizzazioni non profit nazionali e internazionali.

Abbiamo chiesto ad alcuni fundraiser di rispondere a poche semplici domande sul loro lavoro e rivelarci i ‘segreti del loro successo’ (solo qualcuno…).

Cominciamo con un’organizzazione che studiamo da anni da lontano e che ci sta molto a cuore perché ha saputo connettere le persone attraverso la cultura facendo del teatro un’occasione di inclusione sociale e crescita per un’intera comunità: il Chickenshed Theatre di Londra.

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Parliamo oggi con Jenny Pearce, head of fundraising e iniziamo con una domanda facile la cui risposta interesserà di sicuro i colleghi italiani che operano all’interno di piccole e medie organizzazioni nel settore culturale che vogliono strutturare maggiormente la propria attività di fundraising:

Quante persone lavorano nell’ufficio fundraising del Chickenshed Theatre e quali sono i ruoli che queste professionalità ricoprono?

Il nostro ufficio Fundraising è composto oggi da tre persone: oltre a me, Julie Wood (Fundraising Partnerships Manager) si occupa di raccolta fondi da aziende e di community fundraising; Claire Cook (Events and Philanthropy Manager) lavora invece all’organizzazione e alla realizzazione dei nostri eventi ed è responsabile della raccolta fondi da privati. Al momento siamo alla ricerca di una figura che entrerà nel team come addetta/o al fundraising da Trust e fondazioni (spoiler).

Online troviamo l’Annual Report del teatro all’interno del quale scopriamo che il Chickenshed Theatre ha un bilancio di oltre 3 milioni di sterline (oltre 3,4 milioni di euro). Chiediamo a Jenny qual è, secondo lei, il segreto di questo successo e in che modo incide il fundraising.

Ogni anno il nostro obiettivo di fundraising è di circa 1,6 milioni di sterline; il resto arriva dall’attività commerciale, dalla bigliettazione e dal programma di membership. Penso che questo risultato sia frutto del cambiamento visibile operato dai progetti che proponiamo a favore di bambini, ragazzi e studenti.

Tra i sostenitori del teatro ci sono molte aziende: quale tipo di strumento (gifts in kind, sponsorship, volontariato aziendale…) scelgono prevalentemente le aziende per supportare le progettualità della vostra organizzazione?

In realtà c’è molta varietà: alcune aziende prediligono la sponsorship, altre partecipano ai progetti come semplici donatori occasionali, ma ci sono anche casi il cui si riesce a coinvolgere l’azienda a tutti i livelli e compresi i dipendenti, impegnati anche attraverso eventi di raccolta fondi.

Aziende

Nella costruzione di un rapporto di fiducia con i donatori sappiamo che dire ‘Grazie’ fa la differenza. Qual è nella tua opinione e per tua esperienza personale il modo migliore di ringraziare i donatori?

Penso che il modo migliore sia mostrare l’impatto del loro supporto, rendere evidenti quelle che sono le necessità dell’organizzazione (iI ‘perchè’ del sostegno richiesto) e poi, ovviamente, differenziare la comunicazione e i ‘grazie’ a seconda del donatore che abbiamo di fronte.

Qual è nella tua memoria il momento più potente che avete condiviso con i vostri sostenitori?

I nostri eventi in presenza hanno un effetto potente! Molto più forte e sentito di una qualsiasi lettera di ringraziamento. Io sono convinta che il messaggio debba arrivare da coloro che vivono il potere della donazione e l’evento è il modo migliore di mettere in relazione donatori e beneficiari.

Parliamo di lasciti: per le organizzazioni italiane (soprattutto quelle piccole e medie) è ancora difficile parlare di lasciti testamentari.
Il dono nel testamento rappresenta invece una parte notevole della raccolta fondi annuale delle non profit britanniche (3,4 miliardi di sterline, abbiamo letto). Ci sono dei consigli che puoi condividere con noi per coinvolgere i donatori in questo particolare strumento di fundraising? Quale dovrebbe essere il focus della comunicazione, ad esempio? Quale target dovremmo considerare per questo tipo di campagna?

Il consiglio che mi sento di dare è quello di costruire la comunicazione sul futuro, anziché sul momento della ‘dipartita’. Creare l’immagine concreta di un progetto che le persone possano contribuire a realizzare con la loro donazione nel testamento e non dimenticare mai di sottolineare che un dono nel testamento non è una scelta che penalizza gli eredi poiché può essere di piccola entità.

Gift in will

E poi ci sono i volontari… immancabile struttura portante di ogni organizzazione. Sull’argomento abbiamo un bel po’ di domande da farti: quanti sono I volontari del Chickenshed Theatre? Qual è l’età media del team volontari? Come vengono ingaggiati dall’organizzazione?

Dunque, i nostri volontari sono circa 200, anche se molti di loro sono coinvolti soprattutto nella realizzazione del grande evento annuale che facciamo in occasione del Natale. Le persone che dedicano al Chickenshed Theatre il loro tempo hanno dai 18 ai 90 anni e vengono coinvolti a vario titolo come protagonisti dei nostri spettacoli teatrali, ad esempio, e ovviamente durante gli eventi.

Ultima domanda su questo tema (forse la più importante):

quale pensi sia loro ‘ritorno’ che ciascuno dei volontari riceve da questa esperienza?

Credo che i volontari e le volontarie capiscano di essere parte di qualcosa di più grande di loro stessi e che questo senso di comunità li ripaghi di quanto fanno per il Chickenshed Theatre.

Volontari

Ringraziamo di cuore Jenny Pearce per la sua disponibilità e la generosità di questa condivisione.

 

CS