Negli ultimi viaggi fuori dai confini nazionali (o per meglio dire nei primi viaggi post Covid-19!) abbiamo notato una moda diffusissima in molti luoghi della cultura europei: una modalità di invito al ‘sostieni’ che rappresenta ancora troppo spesso in Italia un ‘vorrei ma non posso’.

La presenza immancabile del totem di donazione al termine del percorso di visita di un museo è una consuetudine che abbiamo ritrovato in molte capitali del nord Europa. Da Londra a Berlino fino alla piccolissima Delft, i nostri viaggi tra le sale dei musei si sono sempre conclusi con un invito a sostenere le attività proposte dall’ente o anche, più banalmente, a contribuire al sostentamento della struttura stessa.

Ammettiamolo, fa sempre un bell’effetto incontrare sulla via verso l’uscita il discreto touch point che è il totem di donazione: un pulsante ‘DONA’ in formato 3d che arriva immediatamente dopo un’esperienza potente ed immersiva nelle meraviglie del luogo.

Nessun percorso contorto tra le pagine di un sito web, non link che conducano a pulsanti, connessione lenta e voli funambolici che alla fine ti fanno chiedere: ‘Cosa volevo fare?’.
Le colonnine di donazione sono invece un invito silente (ma non troppo!) a restituire un po’ del bello a cui si è preso parte, a dare il proprio contributo affinché la cultura possa entrare nelle vite di altri, di tutti.

Berlin  London  London2

Non è forse anche questo fare fundraising per la cultura?
Come si dice spesso: la donazione ha i suoi tempi. Nella cultura la donazione ha anche i suoi spazi e sono quelli in cui l’arte diventa condivisione, emozione e senso di appartenenza. E’ lì che le nostre richieste di supporto possono davvero sperare di essere ascoltate: ecco perchè ci auguriamo che nel prossimo anno possano essere sempre di più le organizzazioni culturali italiane che vorranno dotarsi di questi nuovi strumenti per rendere facile donare!

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