Il premio Crowdfunding per la Cultura di Rete del Dono è cominciato già da qualche giorno e, nonostante il lavoro matto e disperatissimo necessario per far muovere la grande macchina organizzativa del progetto, siamo riuscite ad intercettare Valeria Vitali e Anna Archetti, le due facce dell’iniziativa giunta quest’anno alla sua quinta edizione

Ciao Anna, ciao Valeria, rompiamo il ghiaccio: che ne dite di presentarvi brevemente?!

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Ciao sono Anna, laureata in Lettere Moderne, folgorata dal Non Profit fin dalla mia prima esperienza professionale anche se poi sono stata momentaneamente distratta dal mondo profit del marketing e della comunicazione. Dal 2014 sono tornata al mio primo amore e sono felicemente nel team di Rete del Dono: dai Charity Program per eventi sportivi a responsabile delle campagne per il settore culturale, un cambio di scenario radicale e una sfida entusiasmante

 

 

Vale3Sono Vale. Nel 2011 sono riuscita a dare forma alle mie grandi passioni: sport, solidarietà e digital. Vivendo in Inghilterra ho avuto modo di conoscere Justgiving, amore a prima vista. Da lì nasce l’idea di diffondere in Italia la cultura del personal fundraising, partendo dagli sportivo. E così grazie anche al coinvolgimento di una cara amica, Anna Siccardi, nasce Rete del Dono. Il resto è storia!

 

 

 

Ultima domanda icebraker per conoscervi meglio, davvero l’ultima, poi cominciamo con le cose serie. Promesso!

Stamattina mi sono svegliata pensando…

Anna: “E’ tardi! E’ tardi! E’ tardi…”. Una delle frasi tipiche del Bianconiglio di Alice nel Paese delle Meraviglie. Una frase che poi mi accompagna per gran parte della giornata.

Valeria: Devo correre! E si perché la corsa è mia ricarica quotidiana, mi aiuta a liberare la mente e organizzare la giornata. Un momento magico solo per me, in cui mi sento davvero libera e carica di energia.

Fantastiche! Dalle organizzatrici di un Contest dedicato alla cultura non potevamo aspettarci reazione migliore!

Ma è arrivato il momento di andare sul concreto: Valeria, come dicevamo in apertura di intervista, siamo arrivati al quinto anno del Premio Crowdfunding per la Cultura (grande traguardo!) ma com’è nata l’idea di questa proposta dedicata alle organizzazioni culturali?

Il Premio nasce proprio con il preciso intento di coltivare e far crescere tutti quei contesti in cui la cultura può diventare un importante connettore, capace di attivare percorsi di innovazione sociale, rigenerazione di luoghi e spazi, oltre a nuove forme di welfare culturale.

Non solo. Con il Premio intendiamo contribuire a rafforzare e potenziare le competenze di fundraising e digitali delle organizzazioni aiutandole a lavorare sulla sostenibilità dei propri progetti. Abbiamo affiancato al contest di crowdfunding, un percorso strutturato di capacity building che consentisse loro di abbracciare la trasformazione digitale quale strumento abilitante dalla fase di progettazione alla sostenibilità.

Più che una semplice ‘gara di raccolta fondi’ si tratta della costruzione di una ‘strategia di squadra’, insomma.

Domanda d’obbligo per te, Valeria, che ricevi gli input londinesi nel tuo quotidiano: questo format esiste all’estero?

Certo, in Inghilterra, per fare un esempio, sono molto diffusi. A mio avviso perché rappresentato un modo efficace per:

  • Allargare la propria community
  • Sensibilizzare le persone su un bisogno esistente e coinvolgere
  • Avvicinare al dono una cerchia allargata di sostenitori grazie al matching, il tuo dono vale doppio
  • Avvicinare big donors, perché se il mio progetto riceve il sostegno economico della mia community significa che è condiviso e risponde a un bisogno.

Quante ne sanno gli anglosassoni!

Anna, torniamo all’esperienza italiana, che tipo di organizzazioni ti contattano per avere informazioni?

Ci contattano organizzazioni di ogni tipo, dai musei, alle orchestre alle piccole associazioni culturali di quartiere. Si tratta di realtà che si occupano di progetti di tutela e valorizzazione del patrimonio artistico, storico e culturale o della promozione dell’arte e della cultura attraverso eventi, esposizioni, arti performative a 360 gradi. Riceviamo richieste di informazioni e candidature al Premio da tutti gli ambiti: dai nuovi media, alla musica, cinema, teatri, musei, biblioteche, centri di documentazione e archivi.

Nell’ultimo anno abbiamo visto aumentare il numero di associazioni che, operando nell’ambito sociale, attivano progetti musicali, artistici e culturali come strumenti di inclusione sociale, di contrasto alla povertà educativa, di prevenzione della dispersione scolastica e di educazione alla cittadinanza attiva.

Si può dire che assistiate progetti di cultura diffusa. Ma come la mettiamo con il ‘fattore crowd’: le organizzazioni che partecipano (per la prima volta) hanno mai fatto una campagna di crowdfunding prima?

In quattro edizioni del PCC (Premio Crowdfunding per la Cultura) la stragrande maggioranza, per non dire la quasi totalità delle organizzazioni erano alla loro prima esperienza di crowdfunding, e spesso anche di fundraising.

Due piccioni con una fava, come si dice; il premio diventa così un’opportunità per far crescere la propria organizzazione e insegna qualcosa di nuovo sulla raccolta fondi allo stesso tempo. Ma nell’intraprendere nuovi percorsi, si sa, c’è sempre qualche resistenza: quali sono i timori più frequenti in merito alla partecipazione al contest?

 Il timore più frequente è l’insuccesso. Le organizzazioni hanno una sorta di pudore nel “chiedere un sostegno” che non sia a fronte dell’erogazione di un contenuto artistico-culturale. Hanno difficoltà a modificare il proprio registro comunicativo e a costruire con il proprio pubblico una “relazione” che non sia esclusivamente legata alla fruizione.

Alcune organizzazioni si mettono alla prova con una pratica, quella del fundraising, che non è nelle loro corde. Passare dal creare contenuti culturali al renderli sostenibili grazie al coinvolgimento dei propri pubblici è un lavoro impegnativo che implica l’acquisizione di competenze comunicative e strategiche nuove.

Si, la questione non ci è nuova, ammettiamo😊. Se dovessimo inventare uno slogan in per descrivere il vostro lavoro e quello delle organizzazioni che partecipano al Premio potremmo usare: Crowdfunding e cultura: bella combo! Valeria, ti va di spiegarci perché?

Questo è senz’altro il nostro credo, il perché viene da sé: la natura progettuale del crowdfunding è estremamente funzionale alla cultura e, in particolare, alla realizzazione di progetti disegnati per la comunità, proprio perché ha il potere di coinvolgerle e aggregarle attivando processi di coinvolgimento partecipativo dal basso in un’ottica di cittadinanza attiva e responsabilità sociale

Come si diceva, non solo competizione ma anche un accompagnamento gratuito (per tutte le organizzazioni partecipanti) attraverso incontri periodici organizzate ‘lungo il percorso’. Come mai avete deciso di dare questo servizio ai partecipanti?

Rete del Dono crede da sempre nell’importanza della formazione e dell’accompagnamento delle organizzazioni non profit al crowdfunding. A questa filosofia abbiamo deciso di unire una serie di incontri formativi e di capacity building, affinchè le ONP che si trovano ad iniziare l’avventura del crowdfunding siano preparate e consapevoli del lavoro da mettere in campo, ma anche delle enormi soddisfazioni che è possibile raccogliere.

Già, e a chi vince… non solo la gloria! I premi in palio, anche per questa edizione, sono decisamente un valore aggiunto per l’iniziativa: aiutateci a fare un rapido riassunto del ‘montepremi’.

Questa V° edizione prevede 5 progetti premiati con una donazione di 3.000€ cad. I primi tre classificati come top fundraiser + due “Premi Speciali” riservati ai progetti significativi in ambiti più specifici scelti dalla Giuria composta da un rappresentante di Rete del Dono e dai rappresentanti di tutti i Partner del Premio Crowdfunding per la Cultura Rete del Dono.  I Partner metteranno inoltre a disposizione delle 5 organizzazioni vincitrici ulteriori riconoscimenti in corsi di formazione. In particolare:

  • Cultural Welfare Center: la partecipazione gratuita ad un percorso della CWC School(La Bussola. Percorso primo livello), destinata ai tre vincitori del Premio per la Cultura Rete del Dono.
  • EY Foundation Onlus: una business clinic/consulenza di una giornata, con il supporto dei professionisti di EY, destinata ai tre vincitori del Premio per la Cultura Rete del Dono.
  • Fondazione Fitzcarraldo: la partecipazione gratuita per una persona ad un corso intensivo di comunicazionescelto all’interno della propria offerta formativa per il 2022 ai due progetti vincitori del “Premio Speciale”.
  • The Fundraising School: la partecipazione gratuitaper un rappresentante di ogni ente vincitore all’edizione 2022 del corso “Cultura e Fundraising. Strumenti di sostenibilità per le organizzazioni culturali e creative”.

Una domanda di pancia, ora: qual è il ricordo più bello che avete delle passate edizioni (un ringraziamento specifico/una situazione/una campagna dai risvolti inaspettati…)

Difficile scegliere tra i tanti progetti seguiti in quattro edizioni del Premio. Sicuramente posso dire che l’ultima edizione che si è aperta a ottobre 2020 e conclusa a gennaio 21 si è svolta in un contesto davvero inaspettato e sfidante per gli enti e le organizzazioni che hanno partecipato. E’ stato professionalmente complicato affrontare con loro una campagna di crowdfunding in situazioni di chiusura dei luoghi di arte e cultura in cui incontravano i propri pubblici, suggerire nuove modalità di comunicazione e di relazione, superare le resistenze a chiedere sostegno in un un contesto di crisi sanitaria e di disagio sociale.  Ma umanamente ho condiviso i successi di quelle più resilienti, che si sono impegnate fino in fondo e hanno coinvolto la propria comunità in progetti spesso destinati alle fasce più deboli.

Grazie per il tempo che ci avete dedicato, di sicuro questa chiacchierata servirà agli ‘eterni indecisi’ per registrare le informazioni utili a considerare la sfida Premio Crowdfunding per la Cultura 2022. Non possiamo però lasciarvi andare senza una domanda esistenziale: le organizzazioni che partecipano al Premio Crowdfunding per la Cultura: visionarie o lungimiranti?

Io le definirei coraggiose perché hanno il coraggio di sperimentare e di provare nuove modalità per alimentare la sostenibilità dei loro progetti. Sperimentare aiuta ad alzare lo sguardo. Certamente anche lungimiranti, perché guardano avanti con la consapevolezza che devono lavorare per allargare il loro network anche visionarie…caratteristica che del resto ha ispirato le più grandi innovazioni in ogni campo.

BUON PREMIO CROWDFUNDING PER LA CULTURA 2021 A TUTTI!

PCC