Questo articolo potrebbe iniziare benissimo con un ‘C’era una volta…’, non tanto perché l’argomento che verrà trattato somigli ad una fiaba ma perché il verbo al passato, quando si parla di 2 per mille alla cultura, è d’obbligo, purtroppo.
In effetti questa del 2 per mille alle organizzazioni culturali è una ‘bella storia’ con qualche luce, diverse ombre e la speranza che possa terminare (al più presto!) con un lieto fine.

Andiamo per ordine.

Cos’è il 2×1000 alla Cultura?
Il 2 per mille alla cultura è una quota IRPEF che lo stato destina secondo la scelta dei contribuenti – chiamati ad esprimere la loro volontà in sede di dichiarazione dei redditi – ad associazioni culturali (costituite da almeno 5 anni).
Come gli altri ‘perMille’ -8, 5 e 2 ai Partiti Politici – questa misura non è obbligatoria né alternativa.

Ci spieghiamo meglio.
NON OBBLIGATORIA: Il contribuente può liberamente scegliere se destinare o meno il contributo apponendo il codice fiscale dell’ente prescelto e la propria firma sullo spazio apposito. ATTENZIONE! Come per il 5 per mille, il 2 per mille che non riceve destinazione specifica da parte del cittadino, fluisce direttamente nelle casse dello Stato.
NON ALTERNATIVA: Come abbiamo detto le misure di ‘autodeterminazione fiscale’ offerte al contribuente sono -o dovrebbero essere – quattro:
• 8 per mille: alle confessioni religiose e allo Stato
• 5 per mille: alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale
• 2 per mille: ai partiti politici
• 2 per mille: alla cultura

Ognuna rappresenta uno strumento normativo ad hoc a cui il cittadino può liberamente scegliere di destinare parte del proprio IRPEF.

ATTENZIONE! La decisione di non firmare per una o più di queste categorie comporta comunque il versamento della percentuale di imposta relativa (che però verrà destinata in maniera proporzionale agli enti beneficiari o lasciata allo Stato).

Quando è stato introdotto il 2 per mille alla cultura?
Un primo esperimento era stato fatto nel 2016 (Art 1, c 985, L 208/2015); le associazioni culturali coinvolte in quell’occasione furono 1130 per un valore di destinato totale pari a 11.469.955€. Questo primo tentativo mette in luce la necessità di dover lavorare per creare consapevolezza sullo strumento ma il risultato non dispiace, anzi piace!

E poi?
La misura introdotta in maniera provvisoria non viene riconfermata per l’anno successivo, difficile dire perché. Poi la pandemia.
Il settore delle arti manifesta una forte sofferenza, urgono risposte e sostegni. È del 14 agosto 2020 il nuovo decreto legge che prevede la reintroduzione della misura di ‘percentage philantropy’ – per l’anno 2021 – destinata alle associazioni che operano in ambito cultura (Art 97-bis DL 104/2020).

E i risultati non tradiscono le aspettative: sono 3006 (su 3027) gli enti ammessi a ricevere il contributo per un importo totale erogabile di 11,757,811.77€ grazie ad un numero di firme pari a 1.095.502
Qui le tabelle di riparto!

Cos’è cambiato rispetto al 2016?
Di seguito una grafica che riassume il prezioso lavoro di analisi realizzato da Nicola Bedogni, presidente di Assif – Associazione Italiana Fundraiser che evidenzia scostamenti lievi che se da un lato evidenziano la conoscenza ancora marginale dello strumento da parte di organizzazioni e contribuenti, dall’altra sottolineano la grande marginalità di crescita per questa misura ( a patto che) che, se resa stabile, come auspicato dallo stesso ministro Franceschini, aiuterebbe le numerosissime associazioni culturali sparse su tutto il territorio italiano circa 54 mila.

Questo ovviamente a patto che il tetto di spesa previsto ritorni al volume ipotizzato dalla legge (28 dicembre 2015, n. 208 art. 1) in occasione della prima edizione 2016 (100 milioni di euro contro i 12 milioni stanziati attualmente).

Ecco un riassunto di quanto elaborato dal presidente Nicola Bedogni rispetto al trend del 2×1000 alla cultura.

A questo link, invece il documento completo di analisi dei risultati.

Al di là dei numeri è evidente che, come per la prima edizione, anche questa seconda ‘opportunità’ offerta al 2×1000 alla Cultura che piace ai cittadini e alle Organizzazioni, non convince le istituzioni. Le attese per una stabilizzazione della misura anche per l’anno in corso vengono deluse. Anche questa volta senza una ragione apparente.

Lasciamo all’articolo scritto dalla nostra Marianna Martinoni e dell’amico e collega Carlo Mazzini per il Sole24 ore l’onore di raccontare come questa decisione impatterà sul settore. Ecco cosa scrivevano il 2 marzo a questo proposito.

Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro di questa misura?
Secondo quanto ammesso dallo stesso ministro Dario Franceschini lo scorso 11 maggio, interrogato al Question Time della Camera:

“Il 2X1000 dell’Irpef a favore delle associazioni culturali è una misura di assoluta giustizia sociale che, negli anni, ha aiutato migliaia di associazioni che faticano a vivere perché hanno sempre meno risorse dai Comuni per via delle difficoltà di bilancio degli enti locali. Condivido che sia importante e di assoluta utilità ed è giusto che diventi strutturale (…). È una decisione però che va presa a livello collegiale e per questo la proporrò in sede di predisposizione della legge di Bilancio per introdurla in via strutturale”.

E noi ci auguriamo davvero che queste parole possano trasformare in realtà permanente una misura di assoluta giustizia sociale com’è il 2 per mille alla cultura!

Se vuoi imparare a sfruttare al meglio questo strumento per rendere più variegato e valido il funding mix della tua organizzazione culturale

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