Il 24 agosto del 2022, nell’ambito dell’Assemblea Generale Straordinaria di ICOM a Praga, è stata approvata la nuova definizione di museo, frutto di un lungo processo partecipativo che ha coinvolto 126 Comitati nel mondo:
“A museum is a not-for-profit, permanent institution in the service of society that researches, collects, conserves, interprets and exhibits tangible and intangible heritage. Open to the public, accessible and inclusive, museums foster diversity and sustainability. They operate and communicate ethically, professionally and with the participation of communities, offering varied experiences for education, enjoyment, reflection and knowledge sharing.”
Che tradotto suona così:
ll museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che effettua ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio materiale e immateriale. Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano eticamente e professionalmente e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze.
Una definizione nuova che, rispetto alla precedente apre, anzi meglio, spalanca le porte ad una visione nuova del museo e soprattutto ad una piena adozione di quelli che sono i principi alla base anche del coinvolgimento di sostenitori privati oltre che pubblici.
Un luogo aperto, accessibile, inclusivo che promuove la diversità e la sostenibilità e opera con la partecipazione delle comunità è di sicuro un museo che può godere anche del favore, dell’interesse e del sostegno di donatori privati quali aziende, enti filantropici ma anche cittadini privati intesi in senso ampio (non solo quelli che grazie ad una importante disponibilità economica possono essere considerati novelli mecenati dei nostri tempi).
Alla domanda “I musei sono davvero inclusivi?” cerca di rispondere Desirée Maida in un bellissimo servizio pubblicato sul numero di marzo di Artribune Magazine #71 che vi invitiamo a leggere qui.
Tante le best practice analizzate che ci raccontano di una serie di progetti realizzati da e con i musei italiani più attenti al tema dell’inclusione a 360 gradi.
Spicca tra tutti il progetto “Affido culturale” che – attivo nelle città di Napoli, Roma, Modena, Bari, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, e, dal 2021, anche a Milano grazie a Mitades Aps con il contributo di Municipio 8 Comune di Milano – propone di mobilitare, contro la povertà educativa, delle “famiglie risorsa”, valorizzando l’esperienza dell’affido familiare, ma declinandola sullo specifico della fruizione di prodotti e servizi culturali. Alla base del progetto una idea semplice: un genitore, che abitualmente porta i suoi figli al cinema, a teatro, al museo o in libreria, può portare anche un bambino che in questi luoghi non ci entrerebbe per differenti cause.
Credit foto: Facebook – Affido Culturale
Tra le collaborazioni virtuose che favoriscono anche nel settore artistico l’inclusione sociale è da segnalare anche quella sperimentata tra MArRC Museo Archeologico Nazionale Reggio Calabria e la locale azienda di trasporti ATAM: “Ti porto al museo” è un progetto rivolto a grandi e piccini che dal 2022 tutte le prime domeniche del mese, permette, grazie ad un vero e proprio “autobus dei desideri” messo a disposizione da ATAM anche ai cittadini che risiedono nei quartieri più lontani e nelle periferie di raggiungere agevolmente il museo MArRC sfruttando il trasporto (di andata e ritorno) e la visita gratuita della prima domenica del mese.
Credit foto: Facebook – Reggio Calabria City Tour
Sempre per coinvolgere i cittadini di ogni età che risiedono nelle zone periferiche della città a Milano esiste il progetto “Nuove strade per Brera” ideato da Cristina Moretti di Alfabeti d’Arte per Pinacoteca di Brera, con il contributo di Alice Bocca, nato con la finalità di favorire la fruizione del patrimonio del museo valorizzandone, allo stesso tempo, il patrimonio culturale e naturale.
A Napoli spicca la proposta del Museo Madre che, per costruire un’esperienza condivisa con una comunità sempre più allargata ed inclusiva e per far diventare il museo “diffuso, attivo, condiviso, partecipato, in ascolto e in relazione”, ha sviluppato una vera e propria piattaforma di attività educative e una serie di progetti di inclusione sociale che stanno sotto il nome di “Madre per il sociale”.
Credit foto: Museo Madre
Nasce invece con l’intento di favorire la circolazione e la valorizzazione delle opere delle collezioni civiche nelle scuole elementari e medie della città di Firenze il progetto Outdoor del Museo Novecento di Firenze: un progetto che è stato accolto con entusiasmo dalla critica nazionale suscitando l’interesse anche fuori dai confini toscani che porta dipinti e sculture delle collezioni novecentesche del Comune di Firenze all’interno delle scuole fiorentine mettendo al centro la relazione empatica e materiale con le opere d’arte, lontano dalla cornice museale, in modo da favorire un incontro diretto con il manufatto artistico.
Foto: © Mattia Marasco
Nell’ampio servizi di Artribune di marzo si trovano anche interessanti interviste ad altre organizzazioni museali italiani come la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Torino, il MART a Trento e Rovereto o Palazzo Grassi a Venezia, che ci mostrano come “Che si tratti di progetti one shot o nati da una visione più radicata, i musei italiani negli ultimi anni hanno mostrato e continuano a mostrare particolare sensibilità verso il tema dell’inclusione sociale, facendone spesso uno dei punti focali della propria missione”
Di fronte a queste bellissime esperienze, da fundraiser nel settore della cultura ci sentiamo di dire che di certo sarà un po’ più facile nel prossimi anni parlare di coinvolgimento dei donatori, di crowdfunding, di Art Bonus, di 5 e 2 per mille alla cultura: perché alla fine, ricordiamolo sempre,
PEOPLE GIVE TO PEOPLE!
Marianna Martinoni